Rocchetta Ligure era anticamente un feudo di Roccaforte, appartenente ai Malaspina che, sulla sponda sinistra del torrente Sisola, costruirono una piccola rocca o rocchetta, in difesa del territorio. Presso la “rocchetta” sorgeva la villa dei signori di Montaldo e vicino la chiesetta dedicata a Sant’Antonio abate, nella quale era dipinto con una fiamma sul capo, simbolo dell’amore verso Dio e con un maiale ai piedi, simbolo di domata sensualità; in seguito poi fu preso come protettore degli animali. La famiglia Spinola, feudatari da tempo dell’intero territorio, intrapresero un ambizioso progetto: fondare il “Borgonovo della Rocchetta”, pianificandolo sulla sponda destra del torrente Sisola.

I cardini del nuovo agglomerato (insieme ai due portoni d’accesso al Borgo) dovevano essere il Palazzo Marchionale e la Chiesa Nuova. In particolare, il 23 settembre 1663, fu posta la prima pietra dell’attuale artistica e monumentale chiesa parrocchiale “da costruirsi a spese dell’ill.mo Marchese Napoleone Spinola Patrono, in comodità del popolo di Rocchetta”. Ciò risulta da una nota dell’archivio parrocchiale. La costruzione fu ultimata nel 1665 e fu aperta solennemente al pubblico il 17 gennaio 1666, festa di Sant’Antonio abate.

Successivamente, il vescovo di Tortona, Carlo Settala, con suo decreto, in data 4 febbraio 1668, erigeva la chiesa di Rocchetta a parrocchia autonoma, smembrandola dalla chiesa pievana prepositurale di San Giovanni Battista di Albera.

L’assetto interno della chiesa si stacca grandemente dall’ordinario praticato generalmente negli edifici di culto della Val Borbera e denota il particolare interessamento dei feudatari Spinola. Essi infatti non si limitarono ad impegnare ingenti somme per la costruzione della chiesa, ma la dotarono anche di pregevoli suppellettili e fastosi arredi. Tra questi, degni di nota, sono il coro ligneo intagliato “a punta di diamante”, le due statue lignee barocche di Sant’Anna e della Madonna del Rosario, l’organo settecentesco, con la sua mirabile cantoria in legno dipinto, lo splendido altare maggiore (che reca i due lati l’arme spinolina sormontata dall’Aquila imperiale bicipite), con l’originale capocielo ed il pavimento marmoreo del presbiterio, realizzati da valenti mastri marmorini genovesi nel 1750.

Degne di particolare menzione sono inoltre, le grandi pale dei due altari laterali e l’ornamento del catino absidale: la prima ritrae mirabilmente San Francesco Saverio (altare a sinistra entrando), la seconda ritrae San Francesco da Paola (nell’altare destro); sono entrambi di ambito settecentesco genovese.

Infine la grande tela raffigurante Sant’Antonio abate in gloria che troneggia dietro l’altare principale sopra il coro, fornendo un mirabile colpo d’occhio per chi entra dalla porta centrale della chiesa; la tela presenta un particolare interessante dal punto di vista storico: vi è ritratta, in un angolo, la struttura dell’antica chiesa di Sant’Antonio “sotto la Ripa”.

Informazioni tratte dal Bollettino Informativo del Consiglio Pastorale Interparrocchiale Alta Val Borbera di alcuni anni or sono.

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