La festa del patrono

Sono Storie di Territori quelle che pubblica Gian Luca Motta di Basaluzzo, anche quando pubblica un racconto ricevuto da una ex compaesana.

La festa del patrono

di Nina Cardaci Di Gregorio

Domenica d’agosto, ore quattro del pomeriggio, caldo soffocante come senti solo nella pianura padana, aria stagnante che imprigiona tutti gli odori e i suoni.

Non è una domenica qualsiasi, ma la prima dopo ferragosto, la terza del mese, in cui si festeggia San Gioacchino, festa patronale (uno dei patroni). L’altro è San Bovo ma già l’abbiamo festeggiato a maggio alla chiesa dell’oratorio.

In qualche casa di sicuro sono ancora a tavola, coi parenti venuti anche da lontano per la festa; le tavolate sono colme di risate e di tramestio di posate. A casa della mia vicina Angela sono in una ventina a mangiare e li sento rumorosi e contenti.

Mi piacciono le grandi tavolate, mi mettono allegria.

Ridono di cuore e di tanto qualcuno esce dal cortile per prendere una boccata d’aria, si fa per dire, mangiando un dolcetto o col bicchiere di vino in mano.

Nell’aria c’è profumo di agnolotti e ragù, arrosti e patate al forno, e poi la torta della val d’Orba, quella torta semplice e profumata che in paese facciamo tutti la domenica assieme al budino. Anche noi abbiamo imparato a farla da tempo e l’abbiamo preparata per la festa, ma l’abbiamo finita visto che oggi con gli zii eravamo in nove.

Sotto il portico c’è una sedia a sdraio ed è il posto più ambito perché lì c’è un fresco giro d’aria e si sta bene. Inutile dire che è occupato da qualcuno di noi che è arrivato prima di me. Quindi mi siedo sullo scalino di casa e guardo la strada che scende fino alla chiesa. Deserta. I buoi di Angela, nella stalla vicino, oggi sono silenziosissimi. Il caldo ha steso pure loro che staranno dormendo alla grande.

Decido di prepararmi così appena si sveglia mio padre andiamo in piazza e poi alla processione. Sono inquieta perché voglio andare con mio padre a vedere bene il banchetto della Turrunera. Più che vedere vorrei comprare un anello che ho visto al mattino, un anello “d’oro” con una vistosa pietra verde voglio farlo prima della processione che ci sarà intorno alle sei, perché lo voglio sfoggiare.

Mi preparo,ecco, il vestitino rosa nuovo cucito da mia zia, sono pronta. La sarta Rita che abita a pochi metri da noi lo ha tagliato, e pure lo ha visionato mentre mia zia lo cuciva. Nelle feste spesso si indossa un vestito nuovo o si rinnova qualcosa.

Mi siedo sullo scalino, attenta a non sporcarmi.

Silenziosamente mi passano accanto suor Giuseppina e la direttrice suor Lina che, provenienti dall’asilo, dove abitano e dove conducono la scuola materna, si stanno dirigendo in chiesa per l’inizio del vespro. Mi chiedo come resistono al caldo vestite di nero, e pure con quel velo lungo.

La domenica c’è sempre la funzione del vespro il pomeriggio, dopo il quale noi bambine andiamo all’asilo a giocare a palla mondiale o a palla prigioniera. Solitamente è alle tre ma oggi è festa patronale e gli orari sono cambiati. Mi guardano e ci salutiamo “Viva Gesù”. Con le suore è questo il saluto mentre con don Adriano è ” Sia lodato Gesù Cristo” e di risposta “Sempre sia lodato”.

Comunque le suore mi chiedono: “Non vieni al vespro Ninetta?”.

Io rispondo “Vengo più tardi per la processione”.

“Mi raccomando, non tardare, che dobbiamo cantare”.

E quanto dorme mio padre? – penso.

Ho preso un giornalino di mio fratello, Capitan Miki, stretto e lungo. Mi piacciono i fumetti e mi appassiono nel leggerli. Devo trattarlo bene perché so che deve renderlo e scambiarlo con un amico, non so di preciso.

Un brindisi e un applauso in casa dei vicini irrompono e squassano il silenzio. E’ vero, oggi è pure il compleanno di non so quale componente della famiglia, forse uno zio.

Mio padre è pronto, finalmente. Andiamo.

In piazza pochissima gente, qualcuno davanti al bar Nora, altri dentro, ma pare che sonnecchino tutti, anche sul retro nel piccolo giardino dove c’è il jukebox non c’è nessuno.

Iniziamo col prendere il gelato da Nora e poi dalla Turrunera. Non manca mai il suo banchetto in piazza alle feste e noi bambini l’aspettiamo con ansia.

Sono contenta che, stranamente, ci sono pochi bambini e posso guardare con calma i gioielli e valutare, provare. La signora è gentile come sempre e con noi ci sa fare. Il suo banchetto è pieno di anelli, collanine, bracciali, orecchini. E poi palle e palloni di tutti i tipi, fucili, pistole ad acqua e pure pistole da cowboy, passeggini per bambolotti, bambole di tutti i tipi, pentolini e cagnolini che si muovono dandogli la carica con una levetta metallica sotto la pancia. E poi tubi trasparenti ripieni di caramelli e, gelatine, pesciolini e liquirizie quelle nere e i bastoncini di legno da succhiare. Con altre temperature ovviamente troveremmo grande scelta di torrone, la specialità della Turrunera, ma oggi no.

Scelgo l’anello, non quello che avevo visto al mattino e a cui avevo pensato per ore ma un altro con una pietra celeste, come un”acqua marina.

Le campane suonano annunciando l’inizio della processione e mi devo sbrigare.

Con la processione giriamo per le vie del paese e io mi sento una gran dama con il mio gioiello nuovo. La banda musicale ci allieta il passo con motivi festosi e dopo la processione eseguirà pezzi del suo repertorio proprio in piazza, dove troveremo tutto il paese e io ne approfitterò per mangiare un altro gelato, prima di andare a fare un giro sui “calci in culo” su dalla scuola.

Tantissimi fedeli in processione, altri fanno da ala al cammino del nostro Santo con l’angelo e altri si uniranno al seguito strada facendo. È un santo che mi è simpatico anche perché suor Lina ci ha spiegato che in pratica è il papà di Maria, la mamma di Gesù, quindi il nonno di Gesù.

Il paese è in festa, siamo contenti.

Martedì ci sarà la fiera grande e verranno altri banchetti che si sistemeranno nella via centrale del paese. Ed io avrò modo ancora di girare, curiosare e sfoggiare questo anello prezioso.

Aspettando la prossima festa, la Madonna della Guardia.

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