Oggi avrei tanto voluto visitare uno dei beni proposti dal FAI, stavolta a Tortona.

Fortunatamente ho avuto l’accortezza di leggere sulla pagina Facebook della Delegazione FAI di Tortona dove ho letto:

GIORNATE FAI D’AUTUNNO 2020

Con grande rincrescimento la Delegazione FAI di Tortona, alla luce dell’attuale difficile situazione sanitaria, ha deciso di annullare le aperture delle Giornate FAI d’Autunno 2020 previste per sabato 24 e domenica 25 ottobre.

Abbiamo tutti un forte desiderio di riavvicinarci alla bellezza del nostro territorio ma il senso di responsabilità nei confronti dei Visitatori e dei nostri Volontari, ci fa ritenere che sia importante evitare ogni possibile occasione di diffusione del contagio, certi che torneranno ancora i momenti in cui tutti insieme potremo assaporare le bellezze che ci circondano.

E, di seguito, “Il nostro Delegato Maestro Armando Bergaglio ci accompagna alla visita virtuale di uno dei luoghi che sarebbero stati visitati durante le Giornate FAI d’Autunno 2020”.

Così io condivido lo scritto che egli ha pubblicato a riguardo di

UNA VISITA STORICO-VIRTUALE AL CORTILE DELL’ANNUNZIATA

I responsabili del FAI di Tortona giustamente hanno ritenuto di rinviare ad altri tempi, per ovvie ragioni del momento, la visita al chiostro dell’Annunziata nel cortile dell’ex-municipio, come prevedeva il programma della Giornata FAI d’autunno. Forse non tutti i mali vengono per nuocere: potrebbe essere infatti l’occasione o l’invito per rivederlo – o vederlo, più attentamente per le prima volta – e rendersi conto personalmente che si tratta di uno dei tanti – piccoli tesori d’arte poco in vista, ma meritevoli di attenzione.

Esso rappresenta l’ala occidentale di un chiostro sopravvissuto all’azione distruttrice dell’uomo e del tempo. In questo caso l’uomo è Napoleone Bonaparte che ogni volta che veniva a Tortona ne faceva una delle sue, a danno dei tortonesi. Infatti la storia secolare del monastero della SS. Annunziata può essere divisa in due parti: il 1802 rappresenta uno spartiacque- Da luogo di preghiera e di raccoglimento ma anche di attività quel 1802 rappresenta l’inizio di una storia più inquieta e movimentata.

Già alcuni anni prima, 1796/7 quando i Francesi occuparono Tortona (ma non solo Tortona), stesero un documento, quasi un promemoria (conservato nel nostro archivio storico) nel quale presentarono le loro intenzioni a proposito dei monasteri tortonesi. Si ricordava che i conventi in città erano troppo numerosi ed occupavano una larga parte dello spazio urbano e, per di più, in una zona centrale. Quindi sarebbe stato opportuno raccogliere sia i monaci che le monache in pochissimi monasteri e quindi incamerare tra le proprietà demaniali quelli rimasti liberi, e utilizzarli per servizi pubblici. Questo progetto si può dire che fu attuato il 16 agosto 1802 quando Napoleone con proprio decreto sopprimeva tutte le istituzioni religiose, risparmiando solo quelle con funzione di parrocchia. E quindi anche il monastero delle Agostiniane della SS. Annunziata seguì la stessa sorte.

Infatti successivamente esso fu destinato a scuola poi vi fu trasferita la caserma dei Carabinieri dall’ex-monastero della Trinità. Tuttavia ormai privo di manutenzione cominciava a costituire un pericolo. Fu così che nel 1825 si decise di demolire la ex-chiesa dell’Annunziata, affacciata sulla piazzetta poi denominata dalla Merì e fu dato incarico di progettare la nuova scuola all’architetto torinese Randoni (architetto di corte dei Savoia e membro dell’Accademia delle Scienze), una figura di tutto rispetto in quell’epoca, ma totalmente ignorato dalla storiografia locale.

Intanto i tempi erano maturi per pensare ad un teatro di cui Tortona era ancora priva e la scelta della località cadde sull’ala Est del monastero (affacciata su Via Giulia) e parte dell’ala Nord (su via Ammiraglio Mirabello) sacrificando in tal modo una parte del chiostro. In questo caso l’incarico del progetto fu assegnato, come noto, al concittadino Pietro Pernigotti. Il teatro fu inaugurato il 2 maggio 1838. Quindi, a questo punto sopravviveva solo l’attuale chiostro ad Est.

Anche questo subì, col passar del tempo, varie destinazioni d’uso. Al piano superiore trovò l’alloggio, come capo furiere del comune, il poeta Domenico Schiavi con la famiglia, mentre al piano terra fu allestita la falegnameria comunale. L’ultimo operatore fu Franco Ferrari, falegname ebanista, che aveva l’alloggio al piano superiore, mancato alcuni anni fa, che mi riservo di ricordare più dettagliatamente, come merita, in altra occasione.

L’ultimo intervento meritevole di essere citato risale al 1994, quando nel rifare la pavimentazione del cortile vennero alla luce con le fondamenta le basi delle colonne che costituivano la parte del chiostro demolita ai primi decenni dell’Ottocento e furono rinvenuti anche interessanti reperti archeologici risalenti al Medio Evo ed anche ad epoche anteriori. Non meno interessante sarebbe la storia del monastero come istituzione religiosa , ma mi dilungherei eccessivamente. Ricordo, infine che il cortile dell’ex-monastero, poi fino ad alcuni anni fa del municipio, era molto più vasto (occupava anche l’attuale piazza Iulia Dertona, oggi adibita a parcheggio) e lì sorgeva una costruzione con portico (affacciata su Via Montemerlo) che era la sede dei Vigili del Fuoco.

Le foto pubblicate sono di Armando Bergaglio

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