Di sabato mattina, una piccola visita in val Grue, a Garbagna. Un paese per cui sento simpatia da sempre. Mi affascina. Non è l'unico, ma è uno di quelli. Mi piace passeggiare un mattino d'estate tra le ombre ed il sole che si alza. Mi piace la gente a passeggio. Mi piacciono i fiori, tanti, lungo la via, sempre. Mi piace il gusto con cui si tiene pulito, in ordine e poche case sono abbandonate o diroccate. Mi piace piazza Doria, la piazza che è il cuore pulsante del paese. Qui sono famosi i mobilieri ed è buona la ciliegia. L'aria è salubre.

Era il 2015 e Garbagna, paese della Val Grue, entrava nel novero dei Borghi più belli d’Italia. Dopo Volpedo, già inserito da circa dieci anni, un altro comune del territorio tortonese ottenne il prestigioso riconoscimento, con l’ingresso nel sodalizio fondato nel 2001 su impulso della Consulta del turismo presso l’Anci, Associazione Comuni Italiani.

Essere in questa ristretta lista è un titolo onorifico, ma soprattutto un’occasione di incremento del turismo e di miglioramento delle strutture, del decoro urbano e della qualità di vita locale. Un modo per valorizzare a livello nazionale il grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli centri italiani, fuori dalle grandi rotte turistiche.

Al comune centro zona della val Grue è stato riconosciuto il titolo di ingresso in virtù dei requisiti richiesti quali «l’armonia architettonica del tessuto urbano e la qualità del patrimonio edilizio pubblico e privato, e di carattere generale riferiti alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi al cittadino, l’impegno al miglioramento costante attraverso azioni concrete». Garbagna è anche “Comune fiorito”

Adesso Vediamo un po’ la storia di questo paese.

Le prime notizie archivistiche su Garbagna risalgono ad un diploma del re d’Italia, di stirpe carolingia, Ugo di Provenza, del 29 marzo 945, con il quale il re conferiva alcune terre del comitato tortonese al conte Elisiardo, anch’egli provenzale.
La concessione patrimoniale includeva anche la moglie di Elisiardo, Rothlinda, che era figlia di Ugo, e Rothruda, che sebbene fosse una delle tre concubine preferire di re Ugo, doveva essere anch’ella di antica stirpe nobile e germanica, come il nome lascia supporre.

Sotto Ugo queste zone sono funestate dalle incursioni saracene, alle quali porrà fine la politica di re Berengario. Il borgo viene assorbito nella sfera d’influenza di Tortona. L’imperatore Ottone II, con diploma imperiale, conferma al vescovo di Tortona il possesso di Garbagna.
Furono proprio i potenti vescovi di Tortona a decidere di costruire il castello di Garbagna al fine di sorvegliare l’imbocco della val di Grue. Nel XIV secolo il castello viene occupato da Anichino di Baumgarten, soldato di ventura, prima al soldo del Marchese del Monferrato che, in seguito, tradisce per passare ai Visconti che, in premio, gli concedono il possesso del castello.

Anichino, nel 1375, vende il castello a Nicolò, della potente famiglia genovese dei Fieschi, conti Palatini e titolari di numerose cariche pubbliche a Genova, che in questo periodo consolidano un grande patrimonio nell’entroterra genovese che confluirà nei Feudi Imperiali.
Questi erano dei feudi di diretta nomina imperiale ma che sostanzialmente erano nella disponibilità di importanti famiglie legate soprattutto a Genova o al marchesato di Massa e Carrara.

Nel 1385, a seguito del matrimonio tra Isabella Fieschi e Luchino Visconti, Gian Galeazzo Visconti riesce a recuperare e sottoporre nuovamente il castello alla giurisdizione dei Vescovi tortonesi; in quel momento, infatti, Tortona è nuovamente in mano viscontea.

Dopo la morte del Duca di Milano, nel 1419, i Fieschi riprendono brevemente possesso del borgo. Filippo Maria Visconti risottopone nuovamente Garbagna all’autorità vescovile; quando muore, con il vuoto di potere che si crea alla nascita della Repubblica Ambrosiana, i Fieschi riottengono ancora una volta Garbagna.

Nel 1448, però, il nobile Giovanni Filippo Fieschi riconosceva ancora la sua dipendenza feudale da Francesco Sforza, nuovo signore di Milano, per il possesso di Garbagna.
Il legame fra Milano e i Fieschi si interrompe nuovamente nel 1470, quando il Duca di Milano concedeva l’investitura di Garbagna ad Alessio Albonese; nel 1479, il castello ritornava ancora in possesso dei Fieschi.

Il Comune

Fu allora che, sotto Gian Luigi “il Vecchio” (1441-1508) si consolidò definitivamente il patrimonio appenninico della nobile famiglia ligure. Gian Luigi inaugurò una politica anti-sforzesca e strappò a Milano i possedimenti in Liguria.
Nel 1495, Gian Luigi otteneva direttamente dall’imperatore Massimiliano I la definitiva conferma dei patrimoni della val di Grua, incluso il castello di Garbagna.

Ma la ruota dei Fieschi stava per girare. Il 20 dicembre 1545, Gian Luigi Fieschi concedeva gli Statuti. Nel 1547, però, cercò inutilmente di congiurare contro Andrea Doria che era al governo a Genova. Gian Luigi si era sposato con una Cybo, parente dei Malaspina che regnavano su Massa e Carrara: l’intenzione del Fieschi era creare uno stato che da Tigullio abbracciasse il parmense e la Lunigiana.

La congiura contro i Doria, però, che si concluse con l’assassinio del preferito di Andrea, Giannettino Doria, costò ai Fieschi la perdita dei loro fondi. Nel 1548, l’imperatore Carlo V, che sosteneva la Repubblica genovese, confisca lo stato dei Fieschi e concede ad Andrea Doria i feudi imperiali.

Nel 1575, l’imperatore Massimiliano II concede a Gian Andrea Doria una serie di privilegi giurisdizionali, quali il poter essere giudicato solo da un tribunale imperiale.
Nel 1797, con la discesa di Napoleone, Garbagna entra nella Repubblica di Genova. Nel 1815, il Congresso di Vienna stabilisce la fine della Repubblica e l’annessione di Garbagna al Regno di Sardegna.

Nel 1818, Garbagna viene separata dalla Liguria ed entra in un mandamento insieme ad Avolasca, Casasco e Dernice, che, dall’Unità d’Italia in poi, confluirà nella provincia di Alessandria.

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