Nella mattinata di oggi, a Sant'Alosio – frazione di Castellania Coppi, si è tenuta la commemorazione della Battaglia di Sant'Alosio avvenuta l'11 Aprile 1945 e l'intitolazione della Piazza prospicente l'oratorio di San Bernardo a Pietro Manzini, comandante partigiano “ERCOLE”.

Queste le parole del Sindaco del luogo, Sergio Vallenzona.

Noi non abbiamo vissuto i giorni che vissero le persone che ci permettono di essere qui oggi, al di là della retorica che si può fare, mi sento di dire che io nutro un sentimento di profonda gratitudine e riconoscenza verso coloro i quali, con un patto tra giovani, giù a Carezzano dove le generazioni successive si trovavano per decidere dove andare a divertirsi, loro decidevano di andare a mettere in gioco lal loro vita, perché così non poteva andare avanti, perché doveva finire. Non bisogna dimenticare, forse qui non c'è nessuno che ha vissuto quelle giornate, io ne ho sentito parlare da mia mamma che è ancora in vita e che mi ha raccontato per filo e per segno cosa è successo in quei giorni. Le Amministrazioni del territorio hanno in mente, proprio per continuare a ricordare, di ufficializzare quello che noi chiameremo “I SENTIERI DELLA LIBERTA'” che oltre ad essere bellissimi dal punto di vista orografico, devono essere ricordati ai giovani che crescono e non sanno nemmeno quasi dove viene fatto il latte, figurati se noi non abbiamo il dovere di insegnargli da dove viene la libertà. Infine, eterna riconoscenza a tutti quei giovani che persero la vita ed identifichiamo nel loro comandante dedicandogli questo belvedere.

Ed ecco invece quanto detto, in sintesi, da Eraldo Canegallo, storico locale

Ricordare la vittoriosa battaglia partigiana di Sant'Alosio del 14 marzo 1945 e per inaugurare la targa dedicata al comandante “Ercole”. In queste occasioni si corre il rischio, dato il tempo passato...quasi ottant'anni, di mitizzare i fatti della Resistenza. Va detto invece per la verità storica che la Resistenza non fu un'esperienza fascinosa e idilliaca, ma fu un'esperienza difficile, in cui pericoli e fatica, sacrifici e sofferenza, erano compagni quotidiani, ma dove la maggior parte dei suoi combattenti non perse mai la speranza. Se è evidente che la guerra fu vinta grazie agli alleati, è altrettanto evidente che le forze partigiane hanno contribuito a portare l'Italia fuori dall'orrore della guerra e dalla sventura della libertà negata. La Resistenza è stata un fenomeno di ribellione contro l'esercito invasore e un potere malvagio che hanno segnato la storia del nostro Paese. Non dimentichiamo che dai valori espressi dalla Resistenza è nata la nostra Costituzione. Ogni partigiano doveva avere una motivazione forte, sostenuta da comandanti degni di questo nome. Ercole fu un comandante degno. Giovane uomo che misurava le parole, ma aveva un grande carisma, comandante giusto ed equilibrato, coraggioso e saggio, seppe condurre i suoi uomini in quei difficili mesi con polso fermo ed evitò che essi commettessero errori che avrebbero potuto commettere. Prima che la guerra terminasse, per le sue capacità di comando, fu promosso comandante di battaglione. Dopo la guerra rimase in disparte, non ostentò i suoi meriti di combattente per la libertà. Quello che divenne famoso come il “Distaccamento di San Alosio” nacque per sua iniziativa, Pietro Manzini, il comandante “Ercole”, nato nel comune di Sarezzano, ma cresciuto a Carezzano Maggiore, ufficiale di complemento, reduce della guerra in Jugoslavia, dopo l'8 settembre 1943, non aderì alla Repubblica di Salò, ma maturò la convinzione che occorresse riprendere le armi per combattere il nazifascismo. Risvegliò la coscienza civile di un buon numero di amici che aderirono alla sua proposta e nacque così un nuovo distaccamento partigiano. Nel mese di marzo 1945 questo distaccamento avrebbe preso il nome di Ragazzi, un giovane partigiano da poco caduto in combattimento. Era di Pontecurone. Fu inizialmente il distaccamento della brigata “Patria” di orientamento cattolico, sorto in accordo con il CLN di Tortona e con il comando militare regionale piemontese. Fu poi inserito nella brigata Arzani, divisione Cichero. Parteciparono alla battaglia di Garbagna del 14 marzo 1945, dove Ercole entrò per primo nella casa del falegname a ricevere la resa delle Brigate Nere e dei tedeschi. La mattina dell'11 aprile 1945 due colonne nazifasciste, una proveniente da Sant'Agata Fossili, l'altra da Costa Vescovato, avrebbero dovuto accerchiare e annientare le forze del distaccamento. Ma l'attacco non riuscì, fu l'ultimo colpo di coda del drago morente. Ercole condusse egregiamente i suoi uomini. Resta emblematica la scelta fatta nel pomeriggio di quel giorno, alla fine della battaglia, da Ercole e due dei suoi uomini di non sparare a un folto gruppo di militari fascisti che erano in rotta e stavano scendendo verso Costa Vescovato. Ho avuto il privilegio di conoscere Ercole e camminando su queste colline ho parlato a lungo. Mi raccontava dei sogni che lui ed i suoi amici avevano durante la lotta partigiana. Sognavano un'Italia libera dall'invasore tedesco e non più oppressa da un regime. Sognavano un'Italia democratica, pacifica ed evoluta, più giusta, dove i privilegi sociali se non del tutto eliminati fossero almeno ridotti, sognavano un'Italia dei capaci e degli onesti dove si raggiungessero posti di responsabilità per merito e non per appartenenza a partiti politici o congreghe di vario genere.

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