E’ ormai uno dei simboli di OltrePop Festival, per il suo impegno a favore della tutela di un certo modo di far musica, ancorato al territorio e alle sue tradizioni. E risulta così perfettamente in linea con gli obiettivi della rassegna allestita da Malva Bogliotti e dalla sia Incanto in Musica.

Sabato 2 luglio, alle 21.30, Flavio Oreglio sarà all’anfiteatro di Volpara insieme agli Staffora Bluzer. Flavio Oreglio è diventato noto al grande pubblico nel 2000 in seguito alla sua partecipazione al programma televisivo Zelig, con la recitazione delle sue “poesie catartiche”, composte da pochi versi apparentemente seri che precedono un finale umoristico che provoca un’irresistibile risata “catartica”.

Oreglio, che è varzese, ha dato inizio al suo progetto di musica custode della cultura e della tradizione di un popolo proprio partendo dal pavese, con il movimento culturale OpenArt Oltrepo al Castello Malaspina di Pregola (Passo del Brallo) nell’agosto del 2017 quando, in occasione del secondo genetliaco del Circolo dei Poeti Catartici, Flavio Oreglio e il duo formato da Stefano Faravelli ( al piffero e Matteo Burrone ( alla fisarmonica) si sono incontrati e hanno deciso di intraprendere questa avventura, costituendo il gruppo degli Staffora’ Bluzer’ e aggregando altri musicisti fino a definire la formazione attuale che vede, oltre a Stefano e Matteo, Daniele Bicego alla müsa, tromba, sax bouzouki, Giacomo Lampugnani al basso, Cristiano Giovanetti alla batteria e Fabio Casali alla chitarra.

L’idea è scrivere musica e canzoni utilizzando e reinterpretando le caratteristiche sonorità della “Musica delle quattro province”, sia per creare un sound originale sia per rimettere al centro la tradizione popolare, come già fecero i Cantacronache e il Nuovo Canzoniere Italiano, negli anni ’50 e ’60, agli albori della canzone d’autore in Italia. Il progetto Anima Popolare è diventato il ricettacolo di tante idee. Oltre a quelle già espresse sul recupero della tradizione e della radice popolare, degno di nota è anche il tema del connubio inscindibile tra canzone d’autore e cabaret che Oreglio ha evidenziato nel libro L’Arte Ribelle – Storia del cabaret da Parigi a Milano (Sagoma Editore – 2019) come uno dei frutti delle ricerche dell’Archivio Storico del Cabaret Italiano, nato nel 2018 e diretto dallo stesso Oreglio.

Proprio attorno a questo argomento è nata recentemente la collaborazione con la Fondazione Gaber che ha portato alla produzione dello storytelling Cabaret: l’Arte Ribelle realizzato al Piccolo Teatro di Milano in occasione della manifestazione “Milano per Gaber 2021” e all’uscita dell’album Milano OltrePop, un concept dedicato interamente alla canzone d’autore a Milano e al suo legame con il cabaret, disco che segue, a due anni di distanza, la pubblicazione del CD d’esordio Anima popolare (LDP records 2018).Stefano Faravelli e Matteo Burrone sono due dei più conosciuti e raffinati interpreti del repertorio della musica delle quattro province, entrambi originari del territorio.

Il duo si è formato nel 2010 e nel Giugno 2014 ha realizzato il primo lavoro d’incisione intitolato “Capitolo I…Per Caso”. Dall’incontro con Daniele Bicego è nata un’esperienza in trio che vive della continua lotta o gioco tra passato e presente, tra arcaicità e modernità, tra müsa e fisarmonica amanti contendenti del piffero protagonista. Ai tre si sono aggiunti nel 2018 Giacomo Lampugnani, Cristiano Giovanetti e Fabio Casali che vantano esperienze maturate nell’ambito del rock e del jazz in varie formazioni oltrepadane.

La musica delle Quattro Province

Il protagonista assoluto di questa tradizione è il piffero, un oboe popolare simile ad altri strumenti ad ancia doppia diffusi in varie parti del Mediterraneo e alla bombarda bretone.

È realizzato generalmente in legno chiaro di bosso oppure nero di ebano. L’ancia, più conosciuta come “musotto” viene realizzata in canna ed è la parte più fragile dello strumento è fissata con cera d’api, che serve anche a chiudere alcuni fori non utilizzati. Due vere dorate e una piuma di gallo infilata nella campana completano il rustico aspetto dello strumento, uno strumento che su tutto questo territorio non ha mai smesso di suonare. Le sue origini sono incerte, ma ci sono tracce della sua esistenza già in documenti di metà XVI secolo recuperati in alcuni archivi parrocchiali. Inizialmente accompagnato da una cornamusa tradizionale chiamata müsa, il piffero ha animato da allora ogni ricorrenza festiva con un repertorio corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli. Oltre alle melodie da ballo, ci sono i brani che scandivano i momenti della vita contadina. Ad oggi la coppia piffero-fisarmonica anima tutte le feste da ballo nelle moltissime occasioni che legano le comunità che si ritrovano per ballare, per stare in compagnia, mangiare piatti tipici e rinsaldare i legami tra chi è rimasto e chi è partito e anche con chi non è del luogo, ma è disposto a percorrere molta strada per conoscere e incontrare personaggi e tradizioni antiche.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.