Le feroci e frequenti incursioni saracene costituirono uno dei motivi per cui re Berengario II e suo figlio co-reggente Adalberto II nel dicembre del 950 d.c. decisero di istituire nuove Marche d’Occidente, per riorganizzare politicamente e militarmente il potere sulla regione in chiave anti-saracena.

Il Piemonte non si presentava come lo conosciamo oggi, ma era diviso in quattro “Marche”, o marchesati. La più grande era la Marca Arduinica (o di Torino) si estendeva dal territorio piemontese (alto Piemonte) e che comprendeva Susa, Torino, Alba ed Asti oltre a numerosi centri minori fino a Ventimiglia. Poi c’era la Marca Aleramica (o di Savona) partiva dal Po, comprendeva tutto il Monferrato con le diocesi di Acqui e Savona, la Marca Obertenga (o di Genova) partiva dalla Lombardia e comprendeva le diocesi di Tortona, Genova e Luni, infine la Marca Anscarica con le diocesi di Ivrea, l’area di Mortara, la costa orientale del lago maggiore e, forse, di Lomello.

Le tre Marche, attigue, dislocate ai margini del Regno Italico, presero il nome dai tre capostipiti Ardoino, Oberto, Aleramo ed erano, a loro volta, suddivise in più Comitati.
Va innanzitutto precisato, che la Marca Aleramica fù suddivisa in tre Comitati: quello di Vado-Savona, quello di Acqui, quello del Monferrato.

ALERAMICI:

famiglia nobiliare che amministrò una delle quattro parti in cui, verso metà del sec. X, era stata suddivisa la grande marca d’Ivrea formatasi a fine secolo IX nel Piemonte e governata dagli Anscarici.
Gia prima del trionfo dell’imperatore Ottone I sul marchese d’Ivrea e re d’Italia Berengario II (963) Aleramo, il capostipite degli Aleramici, è indicato quale marchese in un atto che fu steso verisimilmente tra il 958 ed il 961.
La famiglia aveva posto le sue basi nel territorio del Monferrato, sino ad Acqui ed a Savona, alterando la struttura dell’antica marca eporediese, in forza anche di conquiste ed integrazioni territoriali.
Dopo la morte nel 991 di Aleramo , la marca venne divisa fra i suoi eredi e figli Anselmo, che ottenne il territorio di Savona, e Oddone, cui spettò il Monferrato.
Nei secoli XI e XII la marca aleramica si frazionò ulteriormente in vari distretti controllati da altrettante famiglie discendenti dal ceppo originario, conseguentemente al fenomeno di dissoluzione dei grandi gruppi parentali, alla distribuzione delle cariche ai soli discendenti maschili ed al loro radicamento ad ambiti circoscritti, provinciali e subprovinciali.
Siffatti distretti ebbero vita lunga nelle mani dei discendenti degli Aleramici.
Si possono rammentare tra i distretti di principale rilievo Savona, Saluzzo, il Monferrato, dove nel 1305 subentrarono i Paleologi nella persona di Andronico al quale il marchesato era giunto attraverso la moglie Violante, sorella di Giovanni I, ultimo aleramico maschio monferrino.

ARDUINICI:

si trattò di una grande casata di rango comitale e marchionale attiva in Piemonte nei secoli X e XI.
Propriamente essi si affermarono come “uomini nuovi” rispetto alla vecchia feudalità ma, grazie a capacità non comuni di iniziativa politica e di diplomazia, rapidamente divennero titolari di una delle quattro grandi compagini politiche nate dalla frantumazione della vasta ed antica marca d’Ivrea.
Giunti in Italia all’inizio del sec. X gli Arduinici si posero al servizio di Rodolfo, conte di Auriate, un comitato posto, secondo l’interpretazione degli storici, nella fascia meridionale della diocesi di Torino.
Rogerio e Arduino raggiunsero presto la titolatura vassalli di Rodolfo e gli ARDUINICI crebbero in potenza sveltamente sino al punto che Rogerio succedette a Rodolfo nella carica, sposandone la vedova, da cui gli nacquero due figli, Rogerio II, che diede in moglie la figlia Guntilda ad Amedeo, figlio di Anscario II d’Ivrea, e Arduino il Glabro, che risulta menzionato nel 964 come marchese, ed il cui figlio, Manfredo sposò una figlia del capostipite dei Canossa, Adalberto Atto, da cui ebbe una figlia che diede i natali ad Arduino re d’Italia.
Gli Arduinici ebbero così successo in una celere scalata ai massimi vertici della nuova e potente feudalità italica del “secolo di ferro”: dopo il comitato ottennero infatti una marca (o marchesato) e si imparentarono gradualmente con tutte le piu importanti casate del loro tempo.
Vari elementi concorsero alla rapida ascesa di questa nuova e vigorosa feudalità: senza dubbio vi concorsero il valore militare e la spregiudicatezza economica che le era unanimemente riconosciuta ma un peso non indifferente nel suo fortunato progredire ebbe anche la grave crisi del potere centrale.
Il centro pulsante della loro marca era costituito dai comitati di Auriate e Torino ma a questi via via si unirono altre basi di indubbio prestigio, come i comitati di Alba, Albenga, Asti, Ventimiglia.
Nel territorio di Asti il potere della Casata fu invece in qualche modo frenato dalla giurisdizione che il potente vescovo locale aveva, sulla città e sull’area suburbana, per due miglia destinate a diventare poi quattro in funzione di una concessione imperiale del 1041.
Con Olderico Manfredo (morto nel 1034) la Casa marchionale prese possesso dell’importante base di Ivrea (1015).
Successivamente la marca pervenne a sua figlia Adelaide (destinata ad acquisire importanza in Liguria occidentale per varie donazioni che fece alla Chiesa), che in terze nozze sposò Oddone di Savoia: ad Adelaide non sopravvissero però figli maschi sì che alla sua morte, avvenuta nel 1091, i possedimenti arduinici si frammentarono in varie strutture di matrice feudale.

OBERTENGHI:

sono chiamati in tale modo i discendenti da un Oberto, vissuto nel secolo X, dapprima conte di Luni, poi investito da Berengario II, probabilmente nel 951, della marca della Liguria orientale comprendente i comitati di Genova, di Tortona, di Bobbio, di Luni e, forse, anche quello di Milano. Questo Oberto discendeva da Suppone, duca di Spoleto e conte palatino e, dal817, conte di Brescia. Fu dapprima seguace di Berengario II ma se ne staccò per accostarsi a Ottone I, che, sceso in Italia, lo reinvestì della marca. Ebbe parecchi figli, fra cui Adalberto e Oberto II.
Quest’ultimo diede i natali a Ugo, Alberto Azzo e Oberto Obizzo I che parteciparono col padre alle lotte arduiniche contro Enrico II.
Sconfitto Arduino, furono condotti prigionieri in Germania, ma riuscirono a fuggire e a ristabilire il loro dominio.Sotto i loro discendenti il casato si frazionò sempre più in vari rami, alcuni dei quali ebbero nella storia un posto di rilievo.
Per esempio i discendenti di Oberto Obizzo I diedero origine ai Malaspina mentre quelli di Alberto Azzo agli Estensi.
Da Adalberto I, figlio di Oberto I, discesero invece i Pallavicino, i Cavalcabò, i marchesi di Massa-Parodi, di Massa-Corsica, di Gavi. 

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