C’è un senso di assoluta bellezza nel sole inclinato del primo pomeriggio, nel silenzio rotto solo dallo scorrere dell’acqua nel ruscello a fianco del sentiero che dal parcheggio arriva al grande prato: là, in fondo, la Badia di Tiglieto, o meglio l’Abbazia di Santa Maria alla Croce, la prima ad essere costruita dai Cistercensi fuori dalla Francia: esattamente il 18 ottobre del 1120 fu fondata da una comunità di monaci provenienti dalla località di La Ferté: i 900 anni si celebrano quest’anno. E una meraviglia come la Badia e il suo complesso meritano di essere festeggiati come sarebbe di dovere, essendo un’eccellenza culturale e paesaggistica da rilanciare anche in chiave turistica e di interesse ambientale, visto che si trova all’interno del Geopark Parco del Beigua, con elementi naturalistici e possibilità di pratica sportiva rilevanti. Ma, al momento, il silenzio la avvolge quasi tutta la settimana: perché i monaci cistercensi dall’abito bianco dal 2012 non ci sono più. La gestione del complesso – che ha subìto dagli anni ‘90 importanti restauri, il più recente dei quali si è concluso nel 2016 – dal 1600, dopo un lunghissimo abbandono da parte dei cistercensi, è passata alla famiglia genovese Raggi; e la marchesa scrittrice, Camilla Salvago Raggi, legatissima a quel luogo, ne è ancora attualmente la proprietaria e segue di persona manutenzione e progetti. Alcuni monaci dell’ordine Cistercense erano arrivati nei primi anni 2000, con grande soddisfazione di tutti e garantendo l’apertura della Badia ai visitatori, in una sinergia con il comune di Tiglieto che ha portato a splendidi concerti sotto gli alberi nel parco. Poi, sette anni fa, per questioni interne all’Ordine, i monaci sono stati richiamati a Roma.

Merita una visita, appena possibile, questo luogo, circondato da enormi distese verdi ben curate, in una vallata ariosa, ben servito da un ampio parcheggio e spazi di riposo. Cambierà qualcosa con i 900 anni? A Tiglieto lo sperano: basti pensare cosa accade intorno ad abbazie del genere in Toscana, Umbria, Provenza, con un movimento di visitatori che diventa volano economico per i territori. L’attesa di tutti è per il ritorno dei monaci. Solo con la loro presenza, non solo la Badia potrebbe aprire più giorni alla settimana, ma sarebbe utilizzabile anche una moderna foresteria che è stata realizzata a fianco del complesso più antico. E Tiglieto potrebbe entrare nel novero delle tappe di un turismo religioso che continua a crescere, sia per chi cerca la possibilità di un raccoglimento, sia per chi è alla ricerca di qualche giorno di pace assoluta per riflettere e ritemprarsi.

Sembra incredibile, superando il ponte romanico a cinque arcate che attraversa l’Orba, un’altra eccellenza storico-architettonica della vallata che scende verso Sassello e il Savonese, che questa strada non sia stata ancora sufficientemente valorizzata dagli appassionati del turismo culturale e ambientale, benché già inserita nell’Anello della Badia di Tiglieto tracciato per gli appassionati di trekking in parte sui sentieri tracciati anticamente dai monaci. Chi lo percorre, a piedi o in bicicletta, non manca di sostare, ad un capo del ponte, alla storica Quercia di Napoleone, un rovere catalogato tra gli alberi monumentali italiani dal Corpo Forestale dello Stato, e ” firmato” con una N incisa sulla corteccia, a riprova del passaggio di Napoleone su questa strada nella campagna d’Italia. Quanta storia, quanta bellezza, in questo silenzio. Che è uno dei suoi pregi maggiori, ma non deve nasconderla a tutti quelli che vorrebbero invece scoprirla al suo meglio.

Consiglio la lettura di quella che fu una mia visita con tanto di foto https://www.storiediterritori.com/2018/08/31/labbazia-di-santa-maria-alla-croce-conosciuta-con-il-nome-di-badia-di-tiglieto/

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