mulino dell edificio 1

Il Mulino Emanuele è senza dubbio il più antico fra quelli esistenti nel territorio della Frascheta pozzolese, uno degli ultimi in attività. Ora non più. Sorge sulla sponda sinistra della Scrivia, accanto alla vecchia strada che conduceva al traghetto, la barca di non lontana memoria.

contenuto-mulino Immagini dal sito del Comune di Pozzolo Formigaro

Oggi, la nuova arteria provinciale lascia l’opificio un po’ in disparte ma per ammirarne la mole austera e vetusta occorre dirigersi in direzione Villalvernia. Prima di attraversare il nuovo ponte sullo Scrivia occorre svoltare a destra verso il greto del torrente: si scopriranno allora le tracce di un vecchio fortilizio dalle robuste mura con fregio in cotto, e persino le scanalature del ponte levatoio.

L’edificio era anche una rocchetta medievale come il Castello di Pozzolo del quale è contemporaneo.
Sull’edificio pesano secoli di storia, di transito di merci regolari e di contrabbando, di milizie ….

Conduceva il mulino, Angelo Facchini, classe 1913. Esercitava questo lavoro per tradizione famigliare; originario di Borgo Priolo (Pavia), fin da ragazzo passava a raccogliere le bricolle con carretto e le portava alla macina paterna. Sul fianco dell’Edificio che da verso il torrente corre il bedale proveniente dalla Tana, quattro chilometri a monte di quel di Novi.

L’acqua per alimentare la grande ruota a pale (6 m. di diametro) veniva incanalata mediante una gora in muratura. Una saracinesca manovrabile dall’interno la metteva in moto e ne regolava l’apporto. Due altre ruote in ghisa con denti di legno (il lubecchio e il rocchetto) trasformavano la forza motrice verticale in rotazione orizzontale. Le mole di “sasso francese”, un granito molto duro importato d’oltralpe e particolarmente adatto a frantumare il grano: per un diametro di 120 cm. e uno spessore di 50 cm.; del peso di 8 quintali ciascuna.
Gli ultimi anni di servizio, l’ultimo pistrinaio della Val Scrivia si dedicava soprattutto alla preparazione di mangimi per il bestiame, composti in prevalenza di mais, avena, fave e fagioli; continuando inoltre a macinare il grano, il gran turco e l’orzo.

Da tempo ormai è chiuso e non più in attività.

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