Mi sono sempre chiesto perché avendo Novi Ligure il Museo dei Campionissimi fosse necessario averne creato uno in Alessandria simile, almeno nel significato, non negli spazi decisamente più ridotti. E la risposta sta scritta su di un opuscolo che ne descrive il luogo e le sue caratteristiche. “Alessandria non poteva non avere un museo della bicicletta. Perché nella storia del ciclismo, dell’industria della bicicletta e del giornalismo sportivo, gratta gratta, lo zampino, anzi il pedale, di Alessandria, si trova quasi sempre.

Così la Camera di Commercio, in collaborazione con il Comune di Alessandria, dopo aver raccontato nel 2016 questa storia iniziata nel 1867 con una mostra di grande successo, ha deciso di tradurla stabilmente in un museo: <Alessandria città delle biciclette>.

Nasce così, nelle stanze di Palazzo Monferrato, un luogo interattivo e spettacolare che collega il passato al presente e al futuro di questo mezzo di trasporto fortunatamente sempre più indispensabile e straordinario nella sua ecosostenibile semplicità.

AcdB è un museo che parte dalle origini risalenti a quel personaggio tutto da raccontare, quell’originale intelligente dell’alessandrino Carlo Michel che si portò da Parigi – come souvenir – il velocipede, antenato della bici costruito dal francese Michaux.

E’ un museo che presenta in un modo coinvolgente e divertente tutto ciò che “ruota” attorno alla bicicletta: dalle bici di grandi campioni, quelle costruite da straordinari artisti designer alessandrini come l’ineguagliabile Giovanni Maino, l’Enzo Ferrari della Bicicletta, al Circolo Velocipedisti Alessandrino, dalla rivalità tra il tortonese Giovanni Cuniolo detto “Manina” e l’astigiano Giovanni Gerbi, soprannominato il “Diavolo Rosso”, fino alle vicende di campionissimi come Costante Girardengo e Fausto Coppi.

C’è un territorio fatto apposta per raccontare queste e altre storie di biciclette: è la provincia di Alessandria, con il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure e il compendio del paese natio di Fausto Coppi, >Castellania: Casa Coppi, le piazze e le vie di un intero paese museo a cielo aperto.

E’ un territorio che ha le carte in regola, per offerta culturale e turistica, oltre che per numero di appassionati che lo frequentano in modo spontaneo, per raccontare la straordinaria storia degli inizi e dell’affermazione delle molteplici attività delle due ruote in Piemonte e in Italia”.

Fuor di citazione, il Museo, ubicato a Palazzo Monferrato, raccolto al terzo piano, ( un tempo l’ex camera di commercio …), all’interno in esposizione pezzi unici che ne hanno fatto la storia, sino ai modelli di oggi i più “in” sul mercato delle due ruote. Una esposizione da vedere con ingresso a pagamento il venerdì, sabato dalle 16 alle 19; alla domenica 10-13 / 16-19.

Racconta, in un’inedita ricostruzione, il ruolo del territorio nella storia del ciclismo, dell’industria della bici e del giornalismo sportivo. Da Carlo Michel a Giovanni Maino, dalle Borsaline al Circolo velocipedisti, dalla rivalità tra i tortonese Giovanni Cuniolo detto Manina e l’astigiano Giovanni Gerbi, il ‘Diavolo rosso’, fino alle vicende dei campionissimi Girardengo e Coppi.

Ad affiancare il museo permanente anche il progetto museo diffuso del ciclismo, un ecomuseo territoriale con itinerari nei luoghi e nella storia del ciclismo.

Io ci sono stato sabato scorso, ho pagato il mio biglietto di 5 euro e con l’ascensore sono salito al terzo piano.

All’interno trovo due signore non più giovani ad accogliere i visitatori, mi confidano che da Alessandria non arriva quasi più nessuno a far visita, piuttosto arrivano da fuori. Infatti, mentre sono lì io, arriva una piccola comitiva dalla Liguria.

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