Che rapporto c’è tra territorio e paesaggio? Sono sinonimi? Oppure uno dei due caratterizza l’altro? O il rapporto è vicendevole e strettamente interconnesso? E volendo entrare ancor più nel dettaglio, come si rapporta con essi il patrimonio architettonico e il costruito? Mi riferisco al patrimonio della terra cruda,  le case che costituiscono un grande patrimonio non solo per Novi Ligure ma per l’intero territorio della Frascheta.

Le case di terra battuta sono il risultato di una normale usanza di utilizzare il terreno per costruire dei ripari già dal Neolitico; così come tutte le popolazioni che si sono susseguite potrebbero aver portato tale tecnica costruttiva: Marici, Romani, Monaci Cistercensi, Spagnoli e forse anche Saraceni.

Le case in terra, o trunere, venivano realizzate con una tecnologia piuttosto ben definita ed elaborata, possibile per la particolare conformazione del terreno, ricco di ciottoli ed argilla, che consente, impastato con l’acqua e battuto tra casseforme, di ottenere una sorta di calcestruzzo di buona resistenza meccanica. Tronchi di legno inseriti nelle pareti murarie, le radici, trattate nel’urina di bovino per proteggerle dall’aggressione di muffe e parassiti, costituivano il succedaneo delle chiavi metalliche troppo costose per la povera economia agricola, che consentivano la realizzazione di volte in mattoni, molto spesso realizzate senza centina. Come di consueto, i tetti sono di coppi adagiati su una copertura in legno, con capriate realizzate con chiavi nerborute e contorte, più economiche e disponibili.

Le prime testimonianze datate di edifici in terra cruda risalgono al Medioevo, così ha documentato l’Architetto Rosa Maddalena Pagella, fino a giungere all’Ottocento con la maggior costruzione di edifici aventi forme e destinazioni d’uso differenziate: Cascinotto, Casa, Cascina, Villa, Scuola, Chiesa, Campo Santo, Scuola. La terra cruda come materiale da costruzione è stata usata in ogni Continente e in ogni epoca storica fin dai tempi più antichi, come testimoniano molti edifici giunti fino a noi; sia il mattone crudo che la terra pressata ci accomuna ad altri paesi dove ancora oggi si usa la terra per costruire. Purtroppo negli ultimi venti anni numerosi interventi sugli edifici esistenti sono stati più distruttivi che conservativi .

Fino a pochi anni or sono, passando per la frazione Merella, sarà capitato a tutti di notare uno dei simboli delle costruzioni in terra battuta, una “trunera” pubblicata ripetutamente su libri e giornali, adesso crollata e rimossa definitivamente.

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Ma rimangono ancora tante case in terra battuta sul territorio. Un patrimonio difficile da conservare.

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Chi, vive in una casa in terra conosce il piacere della frescura nelle calde giornate estive in Frascheta, il fascino geometrico di volte a vela, a padiglione, a crociera, il senso di accoglienza e conforto nelle fredde giornate invernali. Eppure per molto tempo e forse ancora adesso questa tipologia edilizia è stata vista come segno di povertà, associata alle fatiche e alla durezza della vita contadina di un tempo, prediligendo i moderni insediamenti abitativi a struttura di cemento armato. In realtà non solo l’edilizia rurale antica è realizzata in terra, ma anche molti edifici del centro storico di Novi, a volte in abbinamento con parti in muratura di mattoni, e ville storiche nella collina.

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