Qui di seguito vi propongo un articolo scritto da Enrico Cogno, che è un grandissimo comunicatore, ex vice presidente della Ferpi, e scrittore.

I luoghi in cui abbiamo vissuto a lungo sono incisi nel cuore. Non si cancellano, a dispetto degli anni che scorrono come ruscelli. Per questo due case, una al mare ed una in città, sono rimaste vive nelle parole e nel cuore di Benedetta De Vito, due case che sono interi pezzi di vita e di passioni, delusioni, tristezze, gioie, in un fascinoso caleidoscopio, dove la cosa che prevale è il gioco delle relazioni. È questo che rende i sentimenti una partita a scacchi dove, se si vince, si rimpiangerà (quando tutto sarà finito) cosa si è perduto, e se si perde, ci si consolerà con il fatto di non dover soffrire ancora.

La casa del mare era in Sardegna. È descritta con una poetica che non si dimentica in Cuore Sardo. La casa di città è quella di Roma, dove sin dal titolo si capisce il gioco palindromo del cuore di Benedetta: Romaamor.

Dice l’autrice: “Andando, un giorno di sole, da mia madre ancora viva, udii la voce della villa romana offesa da me che solo di quella sarda ho scritto. “E di me, dimmi, di me, perché ti sei dimenticata? Tra le mie ora deserte stanze, ti sei fatta grande, nel mio giardino hai inseguito il lume lassù?”. Dentro, mia madre mi attendeva con il caffè servito col cucchiaino d’argento e lì, intorno a noi, c’erano – lo sentivo – la Mimma, Sormario, la nonna Lisetta. Non eravamo sole. Dovevo scrivere e ora l’ho fatto”.

Non so dirvi com’è il nuovo romanzo. Non lo sa ancora nessuno perché, per leggerlo, bisogna attendere che il parto editoriale sia compiuto. So solo che è il fratello gemello del libro sardo e tanto mi basta per essere certo che sarà una cosa dal cuore profumato.

Sapete, cari amici, una volta esisteva l’editoria, quel mestiere difficile e coraggioso mandato avanti da persone che, consapevoli di editare testi in una lingua bellissima quanto rara, non potevano contare, come in America, su milioni di lettori in grado di garantire il successo di un libro. Per anni hanno continuato su questa strada impervia sino a che, complici i successi di chi scovava tramite il web una strada per arricchirsi più facilmente, hanno applicato il concetto del successo anche alla cultura, com’è per i pannolini, i detersivi e gli hot dog.

È cambiato il mondo: al posto di un Paese in cui pochi scrivevano e diverse persone frequentavano le librerie (passando ore deliziose sfogliare le parole dell’esordio e le frasi finali di testi odorosi di abete) hanno trovato al posto delle librerie un esercizio di kebab (tanto era più comodo comprare i libri in rete) visto che la bellissima Italia è un paese di moltissimi scrittori e di pochi lettori. Così gli editori sono diventati rari e il coraggio classico del “rischio d’impresa” è passato di mano: gli autori non si devono limitare a fare la fatica di scrivere un libro ma devono procurarsi i lettori, uno ad uno, in qualche caso facendo esprimere la loro volontà di acquisto con un gesto davvero coraggioso: comprare le copie ancora inedite di un libro, al buio, per fiducia nell’autore, per amore della cultura, per un gesto di sfida, come premio a un titolo indovinato….

È il nuovo gioco che si deve fare per poter leggere. Per capirlo meglio, quando qualche mese fa dovevo pubblicare l’ultimo mio testo, ho approfondito la questione e ho scoperto che per la maggior parte (non tutta, è vero, ma la maggior parte) quello che conta è saper interpretare i desideri del mercato che si basano:

  1. sull’uso di una lingua letta da milioni persone (non certo l’italiano);
  2. sulla scelta di un tema di grande interesse popolare;
  3. sulla rarità di testi in questo specifico settore;
  4. non conta l’abilità dell’autore ma solo lo staff editoriale, da pagare in anticipo: il fatto di essere incapace di scrivere in una lingua richiesta dal mercato e di non possedere una particolare abilità è sostituito da un team di ghost writer che sanno fare, anche grazie all’intelligenza artificiale, tutto questo in poche ore.
  5. Se il testo risponde a queste caratteristiche avrà successo. Se no, il nuovo mercato editoriale vi dimostra che siete inadatti a farne parte.

A fronte di questa situazione (ho le prove, non si tratta di una esagerazione) se non si tratta di un autore in grado di garantire un rilevantissimo numero di copie (per chiara fama o appoggi particolari) uno scrittore “normale” si trova di fronte a tre scelte: a) rinunciare a pubblicare il libro; b) pagarsi in modo anticipato, totalmente, le spese editoriali; c) contare sull’appoggio di un gruppo di amici sostenitori e anticipare l’acquisto del testo, prenotando le copie presso l’editore.

Questa terza scelta è la più nobile. Romaamor è in fase di parto editoriale: vedrà la luce se i sostenitori ci crederanno al punto da farlo nascere, diversamente…

No, non si può prendere in esame un’alternativa alla nascita. Il gemello di Cuore Sardo deve vedere la luce, se vogliamo (e lo vogliamo) che la letteratura di pregio non sia cosa dei tempi passati.

Io, per rientrare delle spese editoriali del mio ultimo romanzo, ho utilizzato con un certo successo questa trovata. La riproduco sperando che funzioni anche per l’ultimo figlio di carta di Benedetta De Vito: Romamor.

Un amico mi ha detto che non sa mai bene cosa portare quando deve andare a casa di qualcuno; poi gli è venuto in mente che regalare un libro è poco costoso e più originale che arrivare con la solita bottiglia. Così due giorni fa, ad un cocktail organizzato per festeggiare un suo amico, ha acquistato su Amazon una copia del mio ultimo romanzo “Il Ragazzo che voleva diventare un aggettivo” (che aveva apprezzato in quei giorni), l’ha portato al posto del consueto regalino e mi ha detto che l’idea funziona alla grande.

Mi pare un esempio da seguire, no?

Enrico Cogno (Torino, 28 aprile 1937) vive a Roma dal 1966 dove si occupa di comunicazione e creatività, due mondi, dice, ai quali è bello appartenere. Sociologo, ha completato la formazione con una serie di master con Paul Watzlawick, Philip Kotler ed Edward De Bono. Collateralmente all’attività di giornalista si è occupato di ricerche di mercato, ha creato un’agenzia di pubblicità, è stato responsabile della comunicazione di una multinazionale statunitense, ha costituito il Centrostudi Comunicazione Cogno Associati, un ateneo ritenuto un modello didattico che ha formato nel corso di 30 anni eccellenti figure nel settore della comunicazione. Dopo una serie di docenze svolte presso l’Università di Perugia, di Siena, al CUOA di Altavilla Vicentina, alla Bournemouth Univer-sity, al Centro Universitario Ticinese e alla LUISS Guido Carli è attualmente docente della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno. È direttore responsabile del periodico LUXORY Files e del web magazine Just Baked.

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