Giovedì 22 febbraio alle 21, presso la Casa del Giovane di Novi Ligure, ci sarà modo di conoscere i graffiti e le testimonianze materiali – tra cui una “strada megalitica” – che dimostrano quanto il massiccio del Beigua sia stato un luogo fondamentale per l’identità dell’antico popolo ligure, del quale sono sopravvissute poche testimonianze materiali e ancor meno letterarie, affidate queste a popoli vicini e lontani, spesso rivali, che però ne hanno riconosciuto la tenacia o, come va di moda dire oggi, la “resilienza”.

“Briccu du Bruxin”

Quest’area sacra ligure, come la maggior parte di quelle note finora, è stata “cristianizzata” con la realizzazione di edifici di culto, in passato spesso meta di processioni: emblematica di questa trasformazione è una cappella – purtroppo crollata nel 2020 – posta nel “Briccu du Bruxin” all’Alpicella, nei pressi del Beigua, costruita attorno a un menhir di serpentinite di epoca preistorica, quasi che la nuova religione, quella cristiana, volesse “mettere il cappello” su un monumento-simbolo del preesistente culto pagano.

Radici liguri, quelle della presenza umana nel nostro territorio, che si trovano anche a Novi Ligure, nell’area pianeggiate sottostante la Chiesa della Pieve, come dimostrato negli ultimi decenni dagli scavi condotti dall’archeologa Marica Venturino Gambari, che dimostrano l’esistenza di un sito abitato dotato di aree produttive; anche qui, forse, potremmo essere in presenza di una sovrapposizione di un luogo di culto cristiano, la Pieve di Novi, su un’area sacra ligure: in mancanza di specifiche indagini archeologiche, però, questa è e resta un’ipotesi.

Le immagini allegate sono tratte dal sito www.passeggiareinliguria.it

Come tutti gli incontri previsti a calendario, anche questo è a partecipazione libera e gratuita.

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