Di recente mi è capitato di fare una visita a Varzi, bella località in Valle Staffora. Ogni tanto ci vado, mi piace perché è un bel borgo. Venendo via – terminata la mia sosta – ho imboccato la strada che da Varzi porta in Val Curone. Durante il percorso sono stato attratto da un’indicazione: Casa del Partigiano. Ho svoltato verso destra proseguendo per la strada che iniziava a salire, sempre più stretta.

Forse pensavo di andare a Nivione, poi oltre, invece la mia strada puntava su Fontana di Nivione e da lì ecco i Calanchi di Nivione. Percorrendo a piedi i “Calanchi di Fontana Nivione” (Geosito morfologico oggetto nel PPR lombardo di misure di indirizzo e prescrittività paesaggistica con finalità di salvaguardia e valorizzazione) si raggiunge la Casa del Partigiano, arroccata sul punto più alto del promontorio dal quale il partigiano Primula Rossa dominava la valle e da qui mosse alla liberazione di Varzi.

LA STORIA. In Oltrepò le testimonianze delle battaglie tra partigiani e soldati tedeschi sono numerose. I documenti riportano le date e gli scontri, che furono sanguinosi per entrambe le fazioni. C’è un luogo, vicino a Varzi, che è diventato un simbolo di quel truce periodo: è la capanna di Primula Rossa, il partigiano delle colline.

Varzi era un punto strategico, trovandosi tra il piacentino e il pavese, e non molto distante da Voghera, dove la presenza dei tedeschi non era da sottovalutare. Proprio nel varzese, e sulle colline dell’Oltrepò che nasce la figura, quasi leggendaria, di Primula Rossa, cioè Angelo Ansaldi, nativo proprio di Varzi, classe 1921.

Nel 1944, in piena guerra civile tra partigiani, tedeschi e combattenti della RSI, Angelo Ansaldi fonda una banda di giovani, senza aderire alle più importanti impostazioni politiche (la Garibaldi o la Usoppo, per esempio).

Al suo fianco il carabiniere Nando Dellagiovanna, che morirà durante il rastrellamento estivo dell’agosto del 1944. Angelo si dimostra scaltro e un buon stratega, facendosi notare nella sua prima azione, il disarmo del presidio fascista di San Sebastiano: in Val Curone, proprio accanto a Varzi. Dopo un mese, la banda di giovani si unisce con la garibaldina “Capettini”, ingrandendo le file partigiane. Primula Rossa diventa un incubo per i suoi nemici, che lo cercano disperatamente, senza mai trovarlo, sopravvivendo a due grossi rastrellamenti, fino al 17 gennaio del ’45, dove viene catturato a Bralello, frazione del comune di Brallo di Pregola, in alta collina. Prigioniero e ferito, subisce l’amputazione della gamba sinistra.

Viene rilasciato per uno scambio di prigionieri e torna trionfalmente a capo della Capettini, nonostante la sua grave menomazione. Continuò la sua opera, fino a dichiarare Varzi libera con la Liberazione d’Italia.

Mi sono messo in cammino lungo i Calanchi, su per la salita, avendo come riferimento, là in cima, la Casa del Partigiano.

Spettacolari i calanchi, un fenomeno geomorfologico di erosione ben visibile in questa zona, in quanto le rocce argillose subiscono un effetto di dilavamento. Il risultato è la produzione di solchi più o meno profondi e allungati, dovuti all’erosione stessa e al ruscellamento. I calanchi sono molto diffusi in Oltrepo’.

Superati i calanchi, si procede verso la casetta e dopo una breve salita si arriva alla meta: la piccola casetta è semplice, e si staglia sulla collina, proprio in una posizione di dominanza della vallata e dei dintorni.

La vista è eccezionale e si può intuire facilmente come la Primula Rossa sia riuscito ad assicurarsi questa zona, grazie alla posizione riparata e nascosta, ma soprattutto strategica.

La casa è aperta al visitatore, al suo interno alcune sedie e un tavolino. C’è anche un piano superiore da visitare.

Sul muro esterno la seguente targa, segno di riconoscenza verso la mitica Primula Rossa.

Per la stesura di questo pezzo ho attinto informazioni dal sito https://donnavagabonda.com/

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