Dove si trova Carrosio? Ci sono andato a fare quattro passi per la via principale.

Guardate che descrizione ho trovato.

Percorrendo la strada provinciale, compaiono, sulla destra orografica del Lemme, le Colombare e la Costa delle Vigne, a nord ovest di sottovalle; la Rocchetta, sullo sperone roccioso di fronte al vecchio iutificio e Ricòi, al culmine del crinale di Camporeso. Nell’opposto versante, la cascina Colletta, sulle pendici settentrionali del monte Bruzeta; la cascina Cazélli, a mezza costa, sul declivio del colle Carnovale e, lungo la via provinciale nord, la cascina Lanini, al confine del territorio di Gavi.

Il centro storico conserva l’aspetto consolidato nel XVIII secolo, anche se permangono residue strutture della recinzione muraria e del borgo medievale.

Una bella immagine dedicata a San Cristoforo

Nella seconda metà del XII secolo il territorio era controllato da un fortilizio eretto dai marchesi di Gavi che venne smantellato nel 1197 e la collina però tuttora viene denominata “Caste’”.

Si dice che sia un esiguo tassello appenninico di cultura e di tradizione ligure (anche se incluso, dal 1859, nella provincia di Alessandria)

Uno scorcio della via centrale

Carrosio è situato lungo la via della Bocchetta, sull’antico percorso commerciale tra Genova e la valle padana. Il territorio era compreso, in epoca romano-imperiale, nell’are libarnese.

Un’abitazione con una scritta residuo d’epoca passata

La genesi storica del borgo, soggetto, nell’ambito del dominio Obertengo, alla signoria dei Vescovi-Conti di Tortona nel X secolo e a quella degli Adalbertini marchesi di Gavi tra XI e XII secolo, risulta composita e relativamente tardiva.

Questa targa marmorea è apposta ad un edificio e non ho trovato alcun riferimento ulteriore

Fra XIII e XIV secolo la Repubblica concesse l’investitura di Carrosio a famiglie nobili e consortili della Superba: Castagna, Grimaldi, Di Negro. Successivamente la sovranità sul paese fu avocata dall’autorità regia, e il feudo imperiale di Carrosio venne assegnato agli Spinola, a cui subentrarono, nel 1585, i Salvago. Nel 1622 il possesso del borgo risulta condiviso tra la Repubblica di Genova gli Imperiale Lercari e i Doria. Pochi anni dopo, nel 1625, durante l’invasione delle truppe sabaude, i buoni villici, rafforzati da reparti polcevaraschi, depredano l’esercito di Carlo Emanuele I, accampato in prossimità del paese.

Un negozio di commestibili chiuso da tempo

Nel 1735 Carrosio viene assegnato al Re di Sardegna Carlo Emanuele III unitamente a una serie di feudi “internati o affini” al genovesato. Nella seconda metà del XVIII secolo, con la signoria dei Gavotti e dei Migliorati, si conclude la secolare vicenda del feudo, cancellato, nel 1798, dall’onda lunga della presenza francese nella valle. A Carrosio confluisce un gruppo giacobino (Armata Patriottica Piemontese) che tenta l’azione militare contro il Ducato di Savoia. Accolti senza particolare simpatia dalla popolazione i rivoluzionari, fra i quali erano presenti numerosi militari della Repubblica Ligure, insediano nel paese un vero e proprio governo autonomo, e ampliano via via il controllo sulle aree contermini, con azioni nelle valli dell’Orba e della Scrivia. Le turbolenze si protraggono per oltre due mesi, e segnano la vicenda rivoluzionaria di più lunga durata fra i moti insurezionali che hanno caratterizzato gli anni finali del XVIII secolo in Piemonte. Dopo la debellatio degli insorti da parte delle truppe sabaude, il paese è governato direttamente dal comando francese della divisione di Genova sino al 1802, allorchè viene aggregato alla Repubblica Ligure. Da questo momento Carrosio seguirà le sorti della città capoluogo, con la provvisoria incorporazione nell’impero napoleonico (1805) e la definitiva assegnazione al Piemonte sancita, nel 1815, dal Congresso di Vienna. Incluso, dal 1831, nell’effimera provincia di Novi, Carrosio entrerà poi a far parte, dal 1859, della provincia di Alessandria.

Senza la pretesa di citare ogni cosa che vi si trovi in paese, faccio cenno della Chiesa Parrocchiale S. Maria Assunta. La Chiesa è ricordata per la prima volta nel 1212.
All’esterno presenta una facciata a due ordini: l’affresco sul frontone eseguito da Luigi Gainotti, il quale affrescò anche l’interno della chiesa.
I dipinti della Chiesa costituiscono il piu’ significativo corpus di pitture murali del Maestro che raffigurò al fondo della navata le Parabole evangeliche del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo.
Vi è poi una scultura lignea policroma dell’Assunta, opera di artigianato genovese del XVIII secolo.
Nel tabernacolo laterale del presbiterio si conserva il reliquiario della Santa Croce in argento, probabile manifattura romana del XVII Secolo.

Scrissi già dell’Oratorio della SS. Trinità https://www.storiediterritori.com/2019/12/29/carrosio-al-loratorio-della-s-s-trinita/

Ho trovato citazione della Cappelletta di N.S della Trinità, della Cappelletta dei S. Sebastiano e Rocco, della Cappelletta dell’Ascensione

Nella parte più a monte del paese trovasi la Cappelletta di N.S. della Misericordia e San Giovanni Battista (seconda metà del XVII sec.)

Poco oltre, la Cappelletta dedicata a Nostra signora della Misericordia segna l’estremo limite meridionale del centro storico e rappresenta il più antico edificio religioso – realizzato intorno al 1630 – conservato a Carrosio nelle strutture originarie. Il frontale è ornato da dipinti murali che raffigurano s. Giovanni Battista, la Madonna della Misericordia e s. Andrea. L’immagine del Precursore sembra assegnabile, per moduli pittorici e riferimenti iconografici, a un notevole frescante di ambito genovese del XVII secolo, assai prossimo alla maniera di Giovanni Battista Carlone. La Vergine della Misericordia, che sovrasta la monofora centrale trilobata, costituisce un contributo devozionale realizzato da un modesto artigiano del pennello attivo nei primi decenni del XiX secolo. Nessun riscontro è possibile per la figura di s. Andrea, quasi totalmente perduta per il distacco dell’intonaco originario. Nell’interno, con volta a botte, è allocato un altare in muratura di sobrie linee tardo barocche, sovrastato da un’edicola in cui è posta una statua marmorea della Vergine databile intorno al 1810.

A monte della Cappelletta si apre la via dedicata a Padre Giacinto Ameri (1919-1960), francescano, autore di numerose opere che lo segnalano fra i più significativi studiosi di teologia mariana del suo tempo. La strada sale al quartiere Castello, in cui sorgeva una fortificazione eretta anteriormente al 1171 dai Marchesi di Gavi e da tempo scomparsa. oggi il solo toponimo conserva una labile memoria della fortezza obertenga

Un antico portone
Fonti di ispirazione e dati sono tratti da Guide dell’Accademia Urbense curato da Roberto Benso - Gianluca Ameri (Guida di Carrosio) e Comune di Carrosio

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